Disturbi del comportamento alimentare

Vogliamo parlarne?

Psicologia_giuridica_(orizzontale)

disturbi alimentari, ossia quando il cibo si trasforma da necessità fisiologica a prigione.

Queste tipologie di disturbo sono diverse e tutte accumunate da una sola caratteristica: l’ossessione per il cibo e per il proprio peso corporeo.

Per queste persone il cibo non è solo nutrimento, andare al ristorante con gli amici non è una semplice situazione sociale, pranzare e cenare non è una routine quotidiana.

Chi affetto da disturbi alimentari si obbliga a controllare con precisione il proprio apporto calorico quotidiano ed ogni grammo di cibo ingerito deve essere opportunamente calcolato per calorie, grassi e carboidrati, fino ad eliminare completamente dalla loro dieta alimenti che reputano dannosi (spesso a sproposito), oppure ritagliarsi specifici momenti della giornata per ingerire più quantità di cibo possibile.
Ingerire cibo diventa spesso una tortura, in una costante battaglia fra la fame e l’obbligo di non mangiare, di controllare i propri impulsi, di sentirsi magri.
disturbi alimentari rappresentano un’altra fra le categorie diagnostiche figlie della cultura sociale; basti pensare che un tempo l’anoressia nervosa era conosciuta come “il male delle principesse”, perché solo chi in grado di reperire grandi quantità di cibo riusciva a sviluppare un simile disturbo.

Nella nostra epoca e nella nostra cultura (mi riferisco in generale al territorio italiano) la disponibilità di cibo è in costante aumento, di ogni provenienza e di ogni tipologia, e l’aumento di disturbi alimentari è progredito quasi a pari passo con questa tendenza.
Risulta infatti improbabile lo sviluppo di casi di bulimiabinge-eating o anoressia nervosa in situazioni di carenza di cibo, perché in tali circostanze il cibo è solamente una fonte obbligata di nutrimento, a volte nemmeno scontata.
È quando il cibo abbonda che diventa facile assegnargli un nuovo significato, a volte di amore ed affetto, altre volte un simbolo di controllo, di ideale di perfezione.
Alcuni anni fa, prima che la polizia postale cominciasse a chiuderli, circolavano su internet siti e blog che incoraggiavano con i propri consigli i disturbi alimentari.
In questi ambienti l’anoressia veniva soprannominata “Ana”, la bulimia “Mia”, e venivano entrambe descritte come amiche severe, in grado di causare dolore ma permettere una vita migliore, una vita di successo personale e di raggiungimento dei propri obiettivi.

Ana era rigore e disciplina, Mia concedeva qualche strappo alla regola purché dopo seguissero punizioni e compensazioni.
Ai tempi ero studentessa di psicologia e questo fenomeno dilagava su internet, quindi cominciai a fare alcune ricerche, incuriosita da questa improvvisa ossessione per le ragazze eccessivamente magre, o “skinny”.
Ciò che lessi su quei siti mi diede i brividi.
Non solo le foto di corpi denutriti venivano venerati come modelli di bellezza da raggiungere, ma venivano forniti consigli su come seguire la via di Ana Mia e nascondere ai propri amici e familiari questo malsano stile di vita.
Cito alcuni “consigli” che mi sono rimasti impressi, ai tempi realmente riportati su questi siti: essere magri è più importante che essere sani; quando si sentono i crampi della fame bisogna tirarsi forti pugni sulla pancia; arrotolare dei pezzi di carta igienica nella tazza del water prima di vomitare non fa sentire il rumore fuori dal bagno; con l’esercizio fisico bisogna sempre bruciare il doppio delle calorie che vengono ingerite; se non si è riusciti a resistere alla tentazione di mangiare bisogna punirsi, vomitando quanto mangiato oppure assumendo grandi quantità di lassativi.
Intere comunità di giovani donne, adolescenti, addirittura bambini, cercavano confronti con i loro coetanei all’interno di questi siti e trovavano un forte supporto al loro patologico stile di vita e moltissimi consigli su come perpetuarlo.

Sebbene siti del genere non siano più in rete (o almeno non più così facilmente accessibili), i disturbi alimentari continuano a rappresentare un problema sempre più diffuso, in grado di colpire persone di ogni età, genere ed estrazione, portandole ogni giorno un passo più vicine alla distruzione; i disturbi alimentari rimangono infatti la prima causa di morte per malattia mentale.

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